I CANI “POST MORTEM”
Il nostro riflettore sulle visioni degli altri. Our Spotlight è a cura di Gianmaria Tammaro.
i cani, e quindi Niccolò Contessa, sono il simbolo di una certa musica. Sono arrivati prima degli altri e hanno contribuito attivamente nella creazione dell’indie italiano. Hanno prodotto e sostenuto. Sono stati bottega e trampolino di lancio. E alla fine, quasi dieci anni fa, si sono fatti da parte e sono rimasti in attesa. Zitti e silenziosi, in un letargo creativo. Con Post Mortem, Contessa ha fatto quello che Nanni Moretti diceva in Ecce bombo: si è fatto notare senza esserci, sparendo, ficcandosi tra le intercapedini delle radio e della nostalgia. E come dice il Jep Gambardella di Toni Servillo ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, ha dimostrato di essere destinato alla sensibilità.
Contessa ha un rapporto strettissimo con il cinema: lo respira, lo guarda e compone colonne sonore. Si è distinto per la sua collaborazione con Pietro Castellitto, prima con I predatori e poi con Enea, ma è una storia vecchia, come si dice, che c’entra tanto con l’ispirazione quanto con la formazione. Su Post Mortem in questi giorni è stata scritta qualunque cosa. L’album che tutti aspettavano senza sapere di aspettarlo, il ritorno dell’indie, l’affermazione de i cani, la maturità di Contessa, eccetera eccetera. Eppure la cosa più interessante, per quanto paradossale, è un’altra.
Post Mortem si offre come uno specchio, come un argomento di discussione, come una piazza pubblica, come la musica che non solo è importante ascoltare ma pure conoscere, ricondividere e consigliare. i cani siamo noi, i cani sono io (per citare il primo brano); sono quelli che resistono, che si disperano, che sono convinti di quello che fanno e che non hanno paura di arrivare non annunciati. In un mondo in cui pure la musica ha le sue stagioni – il pezzo da spiaggia, il pezzo da radio; il pezzo estivo – non c’è rivoluzione più grande di quella di essere semplicemente sé stessi. E quindi viva il contenuto, viva le parole, ma attenti anche alla forma, ai dettagli e alle piccole cose. Il romanticismo forse non salverà il mondo, ma ci ricorderà sempre chi siamo stati e chi potevamo essere.